Torre dei Beati mette in atto anche molte pratiche tipiche del biodinamico e così molti hanno chiesto al nostro ingegnere come mai non la sua azienda non si è dotata di una certificazione Demeter che avrebbe facilmente conseguito, la risposta è semplice e prevedibile ed io, ancora una volta sono concorde con lui, “L’approccio biodinamico prevede molte pratiche utili, che hanno un effetto provato e migliorativo sulle uve e sul prodotto finale, molte altre invece sono puramente inutili ed esoteriche; la certificazione è solo marketing, noi pensiamo a fare buoni prodotti”.

Fausto è una persona molto sicura, sa' quello che dice, ma allo stesso tempo è davvero molto umile.
I vini dell’ingegnere nascono da una scrupolosa attenzione alle viti ed alla raccolta e selezione delle uve; tutto ciò che può migliorare il prodotto è bene accetto, senza preconcetti, senza né lobbismo, né forzato “anti-lobbismo”.

Fausto è molto legato ai suoi prodotti, si vede che ci si impegna molto. Ho degustato, durante questo incontro, confrontandoli, sia il Mazzamurello che Cocciapazza, due Montepulciano della stessa annata (2009) totalmente diversi, anche se in realtà si tratta dello stesso vino, delle stesse vigne, della medesima raccolta ed uguale vasca di vinificazione.

Dov’è la differenza? Il Cocciapazza è ottenuto dalla parte più limpida del vino, quella spillata dalla parte superiore del tino; il Mazzamurello è invece ricavato dalla parte più torbida e ricca di fecce rimescolata con battonage.

Entrambi vinificati in acciaio, ma il Cocciapazza viene successivamente lasciato per venti mesi in barriques di primo passaggio per il 70% ed il restante 30% in barriques di secondo passaggio; il Mazzamurello invece viene lasciato per venti-ventidue mesi in barriques nuove.

Il Cocciapazza ha un colore rosso rubino impenetrabile, al naso si sentono forte la liquirizia ed il sottobosco, i frutti rossi, il ginepro e le spezie; elegante al palato, tannino fine e forse un corpo un po’ esile giustificato però dalla freschezza.

Ho trovato il Mazzamurello, di cui potrete leggere la degustazione approfondita, più complesso aromaticamente, più dolce e più persistente; si tratta veramente di due prodotti diversi, per occasioni di consumo differenti.

Poi svestendo i panni di degustatore, e vestendo quelli di profano, preferisco personalmente il Mazzamurello; Fausto invece li definisce così: “Cocciapazza è un figlio forte, che va sulle sue gambe, che non ha bisogno di aiuto; Mazzamurello è il figlio che ha bisogno di attenzioni, che devi curare e coccolare. Alla fine vuoi bene allo stesso modo ad entrambi!”

Durante la nostra chiacchierata non sono riuscito a capire i suoi gusti personali, è simpaticamente ermetico, la risposta dopo un lungo tergiversare arriva sempre, ma il tono è di quelli che non ti fa mai realmente capire se sta scherzando o meno ed alla fine il mio sorriso chiude ogni discorso!

Grazie a Fausto, davvero una persona da conoscere e con cui passare piacevoli momenti.

Ma voi ce lo vedete un ingegnere in vigna?

Anche se a volte il viticoltore si trova sotto i riflettori per la bellezza evocativa della sua attività, non amiamo esibire un lavoro antico quasi quanto l’uomo.
Non amiamo seguire le mode ne’ gridare la nostra appartenenza a una o a un’altra corrente. Ne’ per convinzione, perché abbiamo difficoltà ad incasellarci in paradigmi voluti da altri, ne’ per opportunismo, perché ciò e’ lontano dalla nostra natura.
Amiamo seguire senza eccessi il nostro percorso un passo dopo l’altro, con l’impegno e il tempo che la vigna richiede. Ci piace immaginare che questo percorso non abbia fine, come non hanno fine la variabilità delle stagioni e la fantasia richiesta per interpretarle.
Con l’esperienza che si va a mano a mano formando negli anni, siamo sempre curiosi di confrontarci con tecniche vecchie e nuove, mantenendo la consapevolezza dei nostri limiti e la nostra ingenuità.""

Complimenti.