Ora invece il vino è presentato all’interno di decanter, segno evidente che le bottiglie sono state aperte per tempo, lasciando all’ossigeno il tempo necessario perché il vino sprigionasse tutte le sue sensazioni odorose.
Passiamo quindi alla degustazione del vino. Con la luce disponibile si presenta nel bicchiere con un bellissimo color granato con bagliori aranciati. Roteando il calice forma archetti fittissimi, prova inconfutabile della grande struttura del vino, oltre che dei suoi 14° alcolici.
Il naso è intenso è complesso. Subito note terziarizzate di tabacco e liquirizia, speziate di pepe. Quindi percepiamo ancora sorprendenti sentori fruttati, come confettura di mirtilli, di prugna matura. Cipria in chiusura con un finale balsamico di eucalipto.
In bocca il vino è secco, caldo, rotondo e avvolgente, ancora sorprendentemente fresco, abbastanza sapido con tannini setosissimi. La persistenza è lunghissima, rimane in bocca per minuti, con durevoli ritorni balsamici e di canfora. Vino maturo equilibrato e armonico.
L’ho degustato accompagnando due delle portate della cena: i ravioli d’anatra speziati al vapore, con mandorle siciliane e terra di cacao; e con la costata di manzo alla brace inversa, zolfini e porcini alla frutta rossa. Probabilmente si è sposato meglio con la costata, grazie alla sua morbidezza, struttura e persistenza che ha ben accompagnato la complessità della preparazione culinaria. Ma immagino che il vino, per importanza e struttura, possa essere adeguatamente abbinato ai piatti a base di pecora della cucina abruzzese come ad esempio pecora alla callara.
Resta il ricordo della magnifica serata e la consapevolezza che il Montepulciano è un vitigno di rango assoluto che regala una grande materia. Ma anche che per fare un vino così, come questo campione in forma smagliante dopo oltre un ventennio, questa materia la si deve lavorare molto e molto bene, in vigna come in cantina. Con un’idea chiara di come il vino deve essere e di come diventerà.