La storia di Paola inizia con una sveglia alle due di notte, 157 kilometri in pulmino con le palpebre affaticate e qualche chiacchiera con le colleghe.

Giunti a lavoro il caldo è tremendo, la fatica pure ed in quella vigna, in un'azienda di Andria, Paola si arrende e si accascia: nulla da fare.

Uscita per lavorare, rientrata morta, un infarto oppure "Qualcosa di più, è stata stroncata dalla fatica"  dice la Flai Cgil regionale.

Nessuna indagine, nessuna autopsia: "E' diventata subito un fantasma, senza che la notizia trapelasse epr settimane. Sembra che in ospedale la donna non sia mai arrrivata. Il carro funebre l'ha portata direttamente dal campo alla cella frigorifera del cimitero. E' stata sepolta il giorno dopo con il nulla osta del magistrato di turno. Il PM non si è recato sul posto perchè, stando a quanto riferisce la polizia di Andria, il parere del medico legale è che si sia trattato di una morte naturale, forse un malore per il caldo eccessivo" dichiara Giuseppe Deleonardis, segretario regionale Flai.

Non ci sono sommosse, nonostante le numerose donne che si spostano, in circa 6000 ogni notte, per andare a lavoro in vigna: la gente ha paura di perdere il lavoro; non siamo nel terzo mondo, siamo in Italia.

Paola veniva da una zona martoriata dall'Ilva, da quindici anni si spaccava la schiena tra le viti; ci ha lasciato nella fase dell'acinellatura, alla quale sarebbe seguita, dopo un paio di settimane, la raccolta manuale e la sistemazione in cassette.

Quindici anni di lavoro, sette ore minime di attività, 40 gradi, 27 euro: Ciao Paola, che la terra, almeno quella, ti sia lieve, più di quel macigno che da anni sopportavi.

Siamo gli schiavi della nuova era, quelli senza catene.